L'outback australiano è un luogo di cui sentivo parlare da tanto. Mi incuriosiva molto ma, lo ammetto, non pensavo che un giorno ci sarei arrivata. Non perché non ne avessi voglia - sia chiaro - ma perché l'ho sempre percepito come un luogo leggendario. Uno di quei luoghi difficili da raggiungere, dove non arrivi per caso.

E adesso, dopo esserci stata, posso dire che è proprio così. Nell'outback australiano non ci arrivi per caso. Ti tocca prendere un volo (se tutto va bene) o anche due di fila da una delle città principali dell'Australia, oppure macinare chilometri per giorni per raggiungere quella terra rossa e arida, iconica a tal punto da essere considerata "la vera Australia". Un'Australia che si preserva selvaggia, autentica e per pochi, tant'è che moltissimi australiani non vi hanno mai messo piede (cosa che sì, mi ha stupito parecchio). 

Quando ho deciso di inserire l'Australia nel nostro viaggio di nozze ho pensato subito al Red Centre, il cuore dell'outback australiano. Non avevamo tanti giorni a disposizione, ma dopo le isole Cook ci sembrava il luogo perfetto per concludere con un po' di adrenalina i nostri (quasi) quaranta giorni di viaggio prima di riavvicinarci all'Italia passando da Taipei. E così ci siamo fatti bastare quei pochi giorni per avere un assaggio di questa regione selvaggia e remota, terra di antiche meraviglie naturali e ancora oggi custode della cultura aborigena

Un roadtrip è sicuramente il modo più affascinante e avventuroso per vivere intensamente l’outback australiano.
Il nostro è stato “breve” per le distanze australiane, eppure in pochi giorni abbiamo macinato più di 1200 km (una distanza pari a Milano-Reggio Calabria, per intenderci) passando da Alice Springs a Kings Canyon fino ad arrivare a Uluru.
Ne è valsa la pena? Assolutamente sì.

Questo articolo nasce per tutti coloro che sognano di vivere questa avventura e, con pochi giorni a disposizione, vorrebbero vivere il meglio, con un itinerario ad hoc. 

Prima di partire per l'Australia, cosa fare:

Assicurazione sanitaria per l'Australia

Fondamentale è stipulare una buona polizza viaggi per l'Australia, che possa proteggere in caso di imprevisti. È sempre importante farlo, ma quando si è letteralmente dall'altra parte del mondo, ecco, lo è ancora di più. Io da anni utilizzo Heymondo (cliccando qui o sull'immagine in basso potete beneficiare dello sconto dedicato a tutti i miei lettori). 

Il visto d'ingresso per l'Australia

Prima di partire (consiglio di farlo con largo anticipo) è obbligatorio richiedere il visto d'ingresso. Vi sono varie tipologie e, consultando il sito ufficiale del governo australiano, si può scegliere quello più idoneo (il costo varia in base al tipo di visto scelto). Io consiglio sempre di consultare anche Viaggiare Sicuri prima della partenza per assicurarsi di avere tutto l'occorrente per l'ingresso.

I voli per raggiungere il Red Centre

Per volare per e dal Red Centre ho utilizzato due compagnia: la Qantas, la compagnia di bandiera australiana, e Jetstar, compagnia low cost. Per valutare le migliori combinazioni di volo (e più economiche) ho utilizzato Kayak. Da questo portale potete prenotare anche l'auto per l'on the road comparando i prezzi delle varie compagnia di autonoleggio.

Alice Springs: il cuore del Red Centre

Il nostro viaggio è iniziato nella città di Alice Springs, una delle più grandi comunità nell'outback centrale dell'Australia.

Siamo atterrati nel piccolo aeroporto di Alice Springs e, arrivando da Sydney, abbiamo subito avvertito una variazione drastica della temperatura. Nel Red Centre le temperature sono alte, altissime, di giorno, per poi calare sensibilmente la sera. Noi ci siamo stati a novembre, che non è proprio il periodo più consigliato, proprio perché le temperature nelle ore diurne centrali arrivano a superare i 30°C. Questo è il motivo per cui il periodo ideale secondo gli esperti è la nostra estate. Posso dirvi, però, che noi abbiamo viaggiato senza problemi a metà novembre, evitando l'esposizione al sole nelle ore più calde.

Nonostante la sua dimensione modesta, Alice Springs è un crocevia culturale e un punto di partenza ideale per esplorare il Red Centre. Qui ci si imbatte in una vivace miscela di cultura aborigena e occidentale. Ne abbiamo avuto la dimostrazione facendo un giro in città e al Simpsons Gap, un sito naturalistico caratterizzato da altissime rocce di colore rosso. Qui è avvenuto il nostro primo incontro con la cultura aborigena. Dei bimbi sull'albero che ci salutavano. Non lo dimenticherò mai. Sempre al Simpsons Gap tra le rocce abbiamo visto anche dei wallabies, dei marsupiali di taglia più piccola rispetto ai canguri. 

La cultura aborigena risale a più di 50.000 anni fa. Esisteva molto prima di Stonehenge, delle piramidi e dell'Acropoli e - udite udite - è tuttora viva. Nella cultura aborigena, il popolo e la terra si fondono e fanno parte l'uno dell'altra. Gli aborigeni sono legati a un territorio particolare attraverso legami spirituali e obblighi di cura e di custodia verso la famiglia, la comunità, la tradizione e la terra. Una cultura millenaria che affascina e sorprende e di cui questa zona dell'Australia si fa custode più che mai.

A Alice Springs non c'è moltissimo da fare, ma uno dei luoghi speciali che vi consiglio di non perdere è "The Sanctuary", il tempio dell'astronomia per ammirare le stelle. Il Red Centre, infatti, è uno dei luoghi più rinomati al mondo per vedere le stelle. Si arriva prima del tramonto per godersi lo spettacolo e vedere il cielo imbrunire mentre si palesa piano piano una magnifica coperta di stelle. Qui e in Namibia ho visto i cieli stellati più belli di sempre. 

Su consiglio dei nostri cari amici Marika e Diego, a Alice Springs abbiamo dormito al Crowne Plaza, hotel che (benché non avessi grandi aspettative) si è rivelato la sistemazione ideale per la prima tappa del nostro itinerario nel Red Centre. 

Per spostarci abbiamo noleggiato un'auto in aeroporto, prevedendo la consegna all'aeroporto di Ayers Rock, la destinazione finale del nostro tour nell'outback australiano.

Kings Canyon, seconda tappa dell'itinerario nel Red Centre

Il secondo giorno, al mattino, ci siamo diretti verso Kings Canyon, a circa cinque ore di auto da Alice Springs. Lungo la strada non abbiamo visto anima viva, ma in compenso avevamo i colori meravigliosi dell'outback a riempirci gli occhi. Ah, nel Red Centre diffidate sempre di ciò che assicura il navigatore perché i tempi sono sempre più abbondanti. 

Situato nel Watarrka National Park, Kings Canyon è una spettacolare gola rocciosa che si snoda per oltre 300 metri di profondità. Qui ci siamo avventurati lungo il famoso Kings Canyon Rim Walk, un sentiero che offre viste mozzafiato sulla vasta distesa desertica circostante. Attraverso le pareti verticali del canyon, abbiamo scoperto antiche formazioni rocciose e oasi nascoste, testimoni silenziosi della storia geologica di questa terra selvaggia.

A Kings Canyon abbiamo soggiornato al Kings Canyon Resort, che si è rivelato l'alloggio più bello (e aderente ai miei gusti) dell'intero on the road nel Red Centre. Le camere sono state rimodernate da poco e trovo che tutto sia perfettamente incastonato nel contesto. Dormire nel Red Centre non costa poco (anzi) e di alternative economiche ve ne sono pochissime considerato l'esiguo numero di strutture. Tuttavia questa sistemazione, a mio avviso, mantiene un discreto rapporto qualità prezzo rispetto ad altre strutture provate. Qui è possibile prenotare una serie di attività (anche prima dell'arrivo, ve lo consiglio se viaggiate in alta stagione) tra cui l'aperitivo al tramonto davanti alle Light Towers, le installazioni luminose realizzate dall'artista Bruce Munro. Uno spettacolo meraviglioso con il Kings Canyon alle spalle a fare a cornice. All'inizio ero un po' scettica su questa attività, ma mi sono totalmente ricreduta una volta sul posto. I giochi di luce creati dall'opera d’arte hanno caricato ancor più di fascino, mistero e potenza questo luogo. L'energia di Kings Canyon mi ha ipnotizzato, mi ha emozionato.

Mi avevano detto che il deserto australiano, il Red Centre, fosse speciale ma non pensavo fino a questo punto.
È ancestrale, mistico, ti sembra non ci sia niente eppure in quel nulla e in quel silenzio c’è tutto. Il cielo che di notte diventa una coperta di stelle, le rocce che non sono solo “rocce”, non sono solo meraviglia per occhi. No, qui sembrano - anzi, sono - guardiani del territorio.

Uluru, il simbolo e il cuore spirituale dell'Australia

Infine, il terzo giorno siamo giunti al punto culminante del nostro viaggio: Uluṟu, conosciuto anche come Ayers Rock. Ma io preferisco chiamarlo col suo nome originale, il nome aborigeno. Uluṟu.

Quando dopo giorni on the road arrivi davanti a uno dei simboli dell’Australia (forse il più grande simbolo dell’Australia) stenti a crederci. Quando inizi a scorgere la sua sagoma dall’auto e realizzi che è più grande di quanto pensassi… e ancora stenti a crederci.

Questo maestoso monolito di arenaria rossa si erge nel deserto, emanando un'aura di sacralità e mistero. Per gli aborigeni Anangu, che considerano Uluṟu un luogo sacro, questo è il cuore spirituale dell'Australia. Formatosi più di mezzo miliardo di anni fa, si sviluppa per ben 348 metri sopra la superficie. E già così, dal vivo, è impressionante. Ma la cosa più impressionante è che dove si estende maggiormente è sotto terra, per circa 7 chilometri. Non stupisce che sia il monolite di arenaria più grande al mondo.
A soli 30 km da Uluṟu, si incontra in tutto il suo spettacolo rosseggiante il Kata Tjuta National Park. Composto da 36 cupole giganti distribuite su oltre 20 km. Entrambi i siti sono profondamente spirituali e sacri per la popolazione locale degli Anangu, che vive qui da più di 30.000 anni. Luoghi mistici e ancestrali che non si possono davvero spiegare. Bisogna viverli.

Il paesaggio è stato riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO per il suo significato culturale e naturale e il popolo Anangu crede sia stato creato all'inizio dei tempi. Per approfondire la conoscenza della cultura aborigena - che in questa area dell'Australia viene più che mai preservata - consiglio di trascorrere almeno due o tre giorni a Uluṟu approfittando dei tour guidati tenuti dagli aborigeni (vi è un tour gratuito che viene proposto ogni giorno all'interno del parco).

Ad Uluru (Ayers Rock) abbiamo soggiornato al Sails in The Desert. Vi lascio il link per dare un'occhiata, ma vi metto in guardia. Il costo della camera, per me, è stato davvero spropositato. Vi avviso perché io avrei voluto sapere prima che, nonostante il costo così alto, la camera sarebbe stata così basic. D'altro canto trovare un alloggio molto più economico a Uluru può risultare davvero un'impresa - e quindi vi invito a prenotare il prima possibile

Il nostro viaggio attraverso il Red Center dell'Australia è stato molto più di una semplice avventura. È stato un viaggio di scoperta, di connessione e di rispetto per questa terra e per coloro che la chiamano casa. Da Alice Springs a Uluṟu abbiamo avuto il privilegio di esplorare alcune delle meraviglie più iconiche dell'Australia e di immergerci nella ricca cultura degli aborigeni. Che si tratti delle maestose pareti di Kings Canyon o del profondo significato spirituale di Uluṟu, il Red Centre ha lasciato un'impronta indelebile nei nostri cuori e nelle nostre anime, ricordandoci la bellezza e la grandezza di questa terra antica e selvaggia.

Per altre informazioni vi consiglio di spulciare il sito dell'ente del turismo australiano.